La lingua locale dell'arte? Non esiste
Il vero artista è un ricercatore di senso del proprio linguaggio, in grado di sapere mettere in discussione tutti i suoi "a priori" e porsi nella posizione di chi osserva o apprende il suo linguaggio e il suo processo linguistico; se la sua etica è estetica è costretto a fare questo a due metri da casa, in qualsiasi ambiente poco familiare si trovino i suoi pezzi o frammenti.
In questo tempo della velocità dell'elettronica integrata che sposta in diretta messaggi e capitali da un lato all'altro del globo, l'esotismo del linguaggio d'artista, lo si voglia o no, è prodotto di consumo o capitale politico, fatalmente non esiste oggi linguaggio artistico che non parli il linguaggio dell'immagine nel mondo.
Le comunità dipendono da decisioni determinate in luoghi lontani e subiscono danni economici esercitati da forze esterne mentre i nuovi linguaggi dell'arte sono dovunque di natura storica e mutano sotto gli occhi di chi li osserva in una unica direzione, dovunque si trovi l'osservatore e qualsiasi artista osservi.
L'artista in tutto questo altro e nuovo sistema dell'arte cosa fa? Cosa dovrebbe fare?
- Costruisce il proprio oggetto di ricerca semantico,
- si muove su tematiche legate a problematiche collettive,
- sperimenta i suoi risultati sul campo,
- si aggiorna su studi e ricerche artistiche a lui contemporanee e affini e ai suoi metalinguaggi.
Insomma deve sapere storicamente chi è e che cosa ha determinato il suo stile.
Infine se è un professionista privo d'intermediari, comunica la sua ricerca, legge e scrive la sua arte delimitando autonomamente il suo campo di guerriglia e comunicazione semantica.
Chi non riesce a muoversi così non è un artista, non è un professionista e neanche un ricercatore di senso del contemporaneo, è un artigiano, un decoratore, uno specializzato dipendente al servizio di qualcosa o qualcuno, un artista privo di identità e linguaggio.
Considerando che il linguaggio di un artista oggi è "locale" solo in funzione di una rappresentazione e una configurazione storica, per il resto non esiste linguaggio dell'arte che non sia globale.
Necessita che l'arte riesca ad abbandonare le etichette e le sigle del mercato e della critica, e si cominci a parlare di un arte cognitiva, che sappia recuperare localmente come naturalmente nasce un linguaggio e una identità artistica, questa è la maniera didattica, con l'uso spettacolare dei media integrati, con il quale riavvicinare i linguaggi dell'arte al sociale e all'umanistico.
Il vero artista è un ricercatore di senso del proprio linguaggio, in grado di sapere mettere in discussione tutti i suoi "a priori" e porsi nella posizione di chi osserva o apprende il suo linguaggio e il suo processo linguistico; se la sua etica è estetica è costretto a fare questo a due metri da casa, in qualsiasi ambiente poco familiare si trovino i suoi pezzi o frammenti.
In questo tempo della velocità dell'elettronica integrata che sposta in diretta messaggi e capitali da un lato all'altro del globo, l'esotismo del linguaggio d'artista, lo si voglia o no, è prodotto di consumo o capitale politico, fatalmente non esiste oggi linguaggio artistico che non parli il linguaggio dell'immagine nel mondo.
Le comunità dipendono da decisioni determinate in luoghi lontani e subiscono danni economici esercitati da forze esterne mentre i nuovi linguaggi dell'arte sono dovunque di natura storica e mutano sotto gli occhi di chi li osserva in una unica direzione, dovunque si trovi l'osservatore e qualsiasi artista osservi.
L'artista in tutto questo altro e nuovo sistema dell'arte cosa fa? Cosa dovrebbe fare?
- Costruisce il proprio oggetto di ricerca semantico,
- si muove su tematiche legate a problematiche collettive,
- sperimenta i suoi risultati sul campo,
- si aggiorna su studi e ricerche artistiche a lui contemporanee e affini e ai suoi metalinguaggi.
Insomma deve sapere storicamente chi è e che cosa ha determinato il suo stile.
Infine se è un professionista privo d'intermediari, comunica la sua ricerca, legge e scrive la sua arte delimitando autonomamente il suo campo di guerriglia e comunicazione semantica.
Chi non riesce a muoversi così non è un artista, non è un professionista e neanche un ricercatore di senso del contemporaneo, è un artigiano, un decoratore, uno specializzato dipendente al servizio di qualcosa o qualcuno, un artista privo di identità e linguaggio.
Considerando che il linguaggio di un artista oggi è "locale" solo in funzione di una rappresentazione e una configurazione storica, per il resto non esiste linguaggio dell'arte che non sia globale.
Necessita che l'arte riesca ad abbandonare le etichette e le sigle del mercato e della critica, e si cominci a parlare di un arte cognitiva, che sappia recuperare localmente come naturalmente nasce un linguaggio e una identità artistica, questa è la maniera didattica, con l'uso spettacolare dei media integrati, con il quale riavvicinare i linguaggi dell'arte al sociale e all'umanistico.
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