Il dono del gesto artistico
Il gesto artistico si da e si riceve, ma non si pretende e non lo si può prendere.
Lo scambio del linguaggio artistico crea vincoli bilaterali irrevocabili, trattasi di un contratto del gesto magico.
Il destinatario quando non s'intende il gesto o il segno artistico ricevuto è soggetto alla collera del donatore, destinatario e donatore sono interdipendenti, per questo non bisognerebbe mai mangiare o ricevere doni dal proprio nemico.
Il dono è quella cosa che etichetta, non è il mercato, non si riceve semplicemente un oggetto in cambio di un prezzo, non puoi essere indifferente al dono e al suo valore simbolico, è un contratto, una alleanza, un trasferimento di un bene e di un sapere, è un vincolo creato dallo stesso trasferimento simbolico del gesto; la stessa natura e l'intenzione dei contraenti del linguaggio simbolico è invisibile.
Questo per dire che la "proprietà" artistica non esiste, come può una comunità sociale riconoscere qualcosa agli eredi di un artista se questi non ne possiedono il linguaggio?
Il lavoro di un artista è il prodotto di uno spirito collettivo e non individuale, il linguaggio artistico deve essere di dominio pubblico per entrare nel circolo generale della ricchezza di una terra.
Questo è il motivo per il quale bisogna gridare allo scandalo davanti al plusvalore dell'arte contemporanea, come fanno a non vergognarsi gli artisti celebrati in vita? Come fanno a non vergognarsi i loro eredi?
La verità è nell'arcaicità del gesto artistico, nella gioia di saperlo donare in pubblico, nel piacere dell'ospitalità e della festa pubblica e privata, è il momento di tornare a immaginare un sistema sociale del linguaggio dell'arte che fondi sull'estetica e l'etica reale del dono.
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