giovedì 20 novembre 2014

"Eternit" di G Angelo Billia.


ETERNIT
(riservato agli indignati)


Beh?
 Che c’è di strano? 
Bisogna ringraziare che non ci strappano ancora le unghie, anche se, a ben vedere, qualche eccezione che conferma la regola deve pur esserci, no?
Lo sport più praticato in Italia è la ricerca delle istituzioni buone contrapposte ai deviati, ai cattivi.
 Si capisce, è poco impegnativo, non si rischia niente, ( chi vuoi che ti denunci se ce l’hai con i cattivi), non storna dagli assilli quotidiani… 
Già, gli assilli quotidiani, per alcuni far quadrare i conti, in solitudine, sperando di arrivare alla fine del mese. 
Per altri l’attesa, in altrettanto perfetta solitudine, di vedere se toccherà a lui, questa volta, la lettera di licenziamento. 
Poi c’è la parte degli impegnati, quelli che in qualche modo non si sentono ancora traballanti, quelli che va beh, va male, ma in confronto a quei poveracci!
Ovviamente ogni “attività” sportiva ha il suo volto pubblico, la parte divistica dell’atleta, quella che appaga l’ego e a volte anche il portafogli.Questa è la parte che, in varia misura coinvolge soprattutto gli “impegnati”.
Sì, sto parlando di chi storce il naso di fronte a termini come borghesia, capitalismo, proletariato, masse e quant’altro.
Roba arcaica, si capisce, andava bene cent’anni fa, ma oggi!
Al massimo ci si può disquisire “culturalmente”, con pezzi zeppi di citazioni, appaganti per chi li fa e stuzzicanti per chi vuol dimostrare di essere più bravo. 
Di solito queste amene attività si svolgono alternandosi con cose meno impegnate: arte figurativa, poesia, saggistica, (quasi mai narrativa, troppo volgare), un po’ d’ambientalismo spicciolo, il commento fra il serio, il faceto e l’”impegnato” sulla cronaca corrente, qualche animale per rifarsi gli occhi, qualche politico da dileggiare molto correttamente (non siamo mica dei selvaggi, perbacco!), ecc.
I modelli a cui spesso si rifanno gli “impegnati” sono, Travaglio e Gramellini, chi osa di più arriva a Enzo Biagi, Indro Montanelli e perché no, Giorgio Bocca. 
Né rinunciano agli eroi di riferimento, nel cui panteon il posto d’onore è riservato a componenti delle istituzioni che ci credevano e sono morti per questo, a narratori che dicono sì, la mafia esiste e sul suo racconto costruiscono la loro fortuna. 
Certo, su domanda c’è anche Salvatore Carnevale, ma è in un angolo talmente remoto che vallo a pescare!
No, non sono impazzito, non è un esercizio finalizzato a farmi dei nemici, semplicemente cerco di dare qualche elemento di riflessione fuori dal politically correct.
La sentenza sull’amianto è solo l’ultima di una serie ininterrotta di avvenimenti, che dimostrano incontrovertibilmente, come le istituzioni semplicemente non possono colpire i padroni del paese. 
Non c’è numero di morti che tenga, non c’è atrocità che possa essere punita se a commetterla è il potere.
A volte qualcosa sfugge a questa regola, ma sempre e solo quando ad essere coinvolto è qualcuno dell’apparato di cui si può fare a meno.
Qualche “illuminato” argomenta tecnicamente: 
”non si può, in nome della giustizia andare contro la legge”
Non lo sa, ma conferma che la legge è tale solo per la borghesia e punitiva solo per chi non ne fa parte.
Non sono argomenti che possano essere affrontati in punta di fioretto, ci vuole il coraggio di dire che queste istituzioni smetteranno di far danni al popolo lavoratore solo quando saranno completamente distrutte e con esse i poteri che servono. 
Se ciò che dico a qualcuno sembra forte, affermo senza tergiversare che se non si sente di schierarsi neanche di fronte alla catasta di morti prodotti dal profitto, non ha più nulla da difendere, neanche la sua dignità.
Il regime ha raggiunto e superato il punto di non ritorno, ogni esponente delle istituzioni, locale o nazionale che sia, è un nemico e l’unica possibilità di non essere considerato tale è quella di chiamarsi fuori subito.
 I distinguo dialettici li usino allo specchio per dirsi quanto sono bravi, sappiano, però, che non cambiano le cose.
Le mezze misure hanno fatto il loro tempo, oggi il regime ci sta dicendo, con una protervia inusitata, che la borghesia può fare di noi ciò che vuole, chi non lo capisce, mi si perdoni l’espressione, può togliersi dai coglioni, sapendo però, che in mezzo si rischia di buscare da tutt’è due le parti.



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