lunedì 3 novembre 2014

GIU’ BOTTE E GIU’ BALLE di G Angelo Billia


GIU’ BOTTE  E GIU’ BALLE  di G Angelo Billia



Mentre Renzi va a rapporto dai suoi datori di lavoro, facendo sfoggio del servilismo “autoritario” tipico di tutti i dittatori, in città, lavoratori e aspiranti tali, senza speranza, decisi a esternargli il loro disprezzo, sono duramente manganellati dai tutori dell’ordine del regime.
Da un’altra parte, ancora, gli operai della FIOM, indignati, ma con dirigenti che lo sono un po’ di meno, si accontentano di dire a Renzi, con uno striscione, che non ha mai lavorato.
Intanto l’orchestra dei media del regime intercala il minuetto Renzi squinzi, impegnati a dirsi pubblicamente quanto si amano e quanto è giusto togliere anche gli ultimi diritti agli operai, a “informazioni” sugli scontri e sulle manifestazioni.
Apprendiamo così che vi sono due feriti fra le forze dell’ordine. 
Davvero singolare il fatto che alle centinaia di manganellate distribuite dai “tutori” e alle poche ricevute, corrisponda, sul piano numerico, della conta dei feriti, un criterio rovesciato. 
Fosse tutto qui, si potrebbe pensare all’incapacità cronica di capire la matematica, insomma, un semplice errore di calcolo. 
Ma i dipendenti del MINCULPOP ci informano anche che i manifestanti sono rigorosamente dei centri sociali. Niente aggettivi, solo centri sociali, non disoccupati, persone senza futuro, occupati che non si riconoscono nei sindacati governati da dirigenze di regime, ci mancherebbe!
Dopo anni in cui furbescamente la gioventù più riottosa a farsi ingabbiare nella cultura di regime e a mutuarne i riti, alimentati invece dalla dirigenza sindacale, per dirne una, sono stati dipinti come drogati, disadattati psichiatrici, ladri nullafacenti, ecc., non serve più insistere sulla cosa, ormai è entrato nella “comprensione” comune.
Una prova? 
In altri tempi, quando la solidarietà di classe non era ancora stata divorata dalla “comprensione” dei problemi del padrone, la notizia che manifestanti erano malmenati dagli uomini del regime avrebbe immediatamente indotto gli altri manifestanti ad accorrere in soccorso.
 Altri tempi, appunto.
Oggi l’indignazione, un tanto al chilo, si usa solo quando per sbaglio il randello del regime sfiora anche qualche dirigente sindacale, oppure, purtroppo, quando, dopo aver tanto penato per ignorare il randello che cade sul vicino, ci si accorge che anche il proprio posto di lavoro sta per volatilizzarsi. Allora il silenzio non vale più, peccato valga ancora per gli altri.
Tutto questo, è bene dirlo, si deve soprattutto all’opera degli agenti del regime nelle file dei lavoratori. Sono loro che hanno ridotto le lotte ad un supporto all’operato dei consigli d’amministrazione, soprattutto quando, negli stessi erano chiamati a dar man forte come “controparte”. 
Lo spezzettamento e quindi l’isolamento degli addetti alle singole aziende lo si deve sempre a loro, contenti com’erano di rappresentare “tutti” nei vari tavoli concertativi. 
L’identificazione con la “feccia” di coloro che si ribellavano, non accettando di essere rappresentati a quelle condizioni, era funzionale alla loro egemonia sul mondo del lavoro.
Gli scioperi generali della FIOM e quello della CGIL vengono annunciati, dopo che, quello che evidentemente consideravano loro “parco giochi” si è assottigliato di milioni di addetti, ridotti a cercare fortuna nei bidoni dell’immondizia, o giù di lì.
Napolitano, Monti, Fornero hanno fatto ciò che volevano, a parte qualche vagito di protesta e finalmente oggi, i dirigenti sindacali si svegliano, il giorno dopo che Napolitano Renzi concludono il lavoro iniziato allora. 
Sono bastati qualche manganellata, sicuramente “sbagliata”, e la constatazione che il loro lavoro ormai non serve più.
Ben venga lo sciopero generale, ma la considerazione che è indetto più per difendere la collocazione dei dirigenti sindacali all’interno del regime, piuttosto che per difendere ciò che è stato svenduto da anni, deve essere fatta. 
Basta con la ricerca di “capi” di sinistra che si ricordano di essere di “sinistra” solo quando vedono in pericolo il loro ambiguo posto. 
E’ tempo di capire che l’unità di classe non passa e non può passare di lì, essi, come uomini di sinistra sono morti e purtroppo non li ha “uccisi” nessuno, si sono suicidati.


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