lunedì 28 settembre 2015

"Oggi tutti con Ingrao" di Antonio Musa Bottero

"Oggi tutti con Ingrao" di Antonio Musa Bottero


A me non da fastidio che renziani, civatiani, vendoliani & C. oggi commemoriate Pietro Ingrao, che pubblichiate le sue poesie e le sue frasi più famose. 
La trovo anche una cosa bella, dico davvero.
Però, quando parlate di Pietro Ingrao, per favore non citate sempre l’onestà.
Non è l’onestà, intesa come la intendete voi, il metro per misurare Ingrao. 

Non sono le categorie del vostro moralismo di facciata che possono definire l’uomo, il poeta e il politico.
Se si vuole definire Ingrao la parola giusta in italiano non esiste, forse “lealtà”, forse “affidabilità”, ma nessuna delle due è esaustiva, la parola giusta per definirlo è latina: è la “Fides” romana.
Fides, Il modo più nobile di essere, un codice non scritto di valori, un senso etico profondo fondato sulla fiducia, sulla lealtà e sull’armonia.
Nella Roma antica Fides era una divinità, era il collante dei rapporti umani in tutti i campi: politico, giuridico, sociale, familiare.
Non esiste politica, non esiste società, non esiste nemmeno amicizia senza Fides, senza che si possa riporre la propria fiducia nella lealtà dell’altro, come fosse uno scrigno inespugnabile.
Ingrao era espressione moderna del concetto classico di Fides.
Oggi è più comodo sventolare il più vago concetto di onestà.

 Onestà è sulla bocca di Renzi che tradisce la fiducia di Letta, di Alfano che tradisce quella di Berlusconi, di Civati e Fassina che tradiscono quella di Renzi, di Vendola che non si fida più nemmeno di se stesso.
Il senso etico della sinistra di questi giorni un giorno va a votare il pareggio di bilancio in Costituzione, il giorno dopo a danzare per la vittoria del referendum greco. 
Oggi definirsi ingraiani suona un po’ anacronistico, lo so, ma posso dire a testa alta che di me si può fidare anche il mio peggior nemico, di voi oramai non si fida più nemmeno vostra madre.



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