venerdì 4 luglio 2014

Cagliari capitale europea della cultura? Preferisco la periferia!

Cagliari capitale europea della cultura? Preferisco la periferia!

Direttore caro, scrivo perché stordito da una frase che l'Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari riportata in una intervista: “Il nostro vero punto di forza per diventare capitale europea della cultura nel 2019 è che partiamo da punti di debolezza fortissimi”. 
Che cosa vuole dire? 
Che Cagliari si candida a capitale Europea priva di cultura o in una posizione di debolezza rispetto ad altre culture ed identità culturali?
Ho una sincera preoccupazione, quella che si stia gestendo culturalmente, una questione complessa come la specificità culturale ed artistica dell'identità sarda, con leggerezza Accademica e frasi spot che diventano propaganda dell'informazione deformata.
 Ho la sensazione che questo motore del cambiamento, sia inceppato prima di essere avviato.
 Certi spot mi inquietano, certe frasi fatte come "nessuno pensava che Cagliari potesse arrivare in finale, quindi vediamo”, mi fanno pensare più a frasi di un commissario tecnico di una squadra di calcio che ad un assessore alla cultura.
Un certo linguaggio mi sconforta, cosa vuole dire “riscrittura dei territori”?
Perché i territori in una isola sganciata in mezzo al mediterraneo non sono forza maggiore definiti e specifici? 
Un Assessore alla cultura che rappresenta la cultura di un territorio a quale titolo parla ai suoi cittadini di "riscrittura di un territorio"?

 Fari come una “connessa, policentrica e ricucita nel suo paesaggio” cosa vogliono significare?
Oggi tutte le città del globo sono connesse e policentriche, è un effetto collaterale della globalizzazione e francamente "ricucire un paesaggio" mi fa pensare visto il contesto a interventi che potrebbero non tutelarlo; insomma se la filosofia è l'arte del ragionamento e del virtuosismo delle parole, i linguaggi dell'arte, tutti, insegnano a leggere semanticamente le parole, anche quando vengono seminate e sparse al vento con cotanta leggerezza soave.
 Parla di rimettere al centro le donne, quando anche i cinghiali (mi si perdoni la metafora ludica) sanno che la Sardegna ha una cultura fondata sul matriarcato.
Tutto appare molto vago, eccezion fatta per il denaro da spendere:
 “C’è un piano opere pubbliche di 343 milioni di euro, e c’è un recupero di tanti spazi non spettacolarizzati che stanno ridiventando motori di innovazione sociale". 
Quali?
 "Next"  dichiara che "si terrà non non in un teatro o in una piazza famosa, ma piazza Palazzo". 
Adesso, forse sono io che sono pazzo?
Come si fa a dire che Piazza Palazzo non sia una piazza famosa?
Non sarà che l'essere stata troppo in Germania ha fatto dimenticare all'Assessore i luoghi di Cagliari?
Sibillina sostiene che sia semplicemente un parcheggio per auto, forse con questa dichiarazione si prevede di liberare la piazza con il tanto criticato e contestato quotidianamente dai residenti "Parcheggione sotto le mura di Castello"? 
La piazza, sarà pedonalizzata  per la "Repubblica degli Innovatori", ma le chiedo: 

Cultura ed innovazione sono la stessa cosa? 

Non so, da persona con una formazione "ontologicamente di sinistra" a momenti mi pento di non avere votato Fantola allo scorso ballottaggio Comunale, questo nuovo che avanza, mi sembra più che costruttore di una altra Cagliari possibile, demolitore, di una Cagliari che valorizzare realmente, partendo dal preesistente, non era impossibile.



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