AVANTI COSI’
(Emigrazione)
Mentre nella località cara alla Germania nazista, gli emissari dei ladri internazionali mettono a punto i piani per il versamento del moltiplicatore della ricchezza, il sangue umano, in Italia si trascina il dibattito collaterale allo scopo.
La discussione sull’accoglienza dei migranti, tanto più puzzolente, per il sentore di ritorsione conseguente alla “scoperta” delle ricchezze accumulate su di essi, e i relativi rischi futuri per l’allegra gestione, si sviluppa con semplificazioni adatte a raggiungere i cervelli più incolti, in modo tale da nascondere l’assoluta vacuità degli “argomenti”.
Semplificando, immaginando l’Italia come un contenitore, quello che emerge è un banale “è pieno”, o “non è pieno”.
Il tutto riconduce la questione a due categorie artatamente costruite: i caritatevoli e i non caritatevoli.
In sostanza si pone l’attenzione su un puro e semplice piano morale, che esclude qualsiasi approfondimento razionale.
I caritatevoli, da qualcuno definiti anche buonisti, affrontano l’argomento su basi puramente umanitarie; salvarli, accoglierli, ospitarli e chiamare ai propri doveri umanitari l’Europa.
La cosa, ancorché inadeguata alla complessità del problema è assolutamente condivisibile, ma… è davvero questo l’impegno dominante, al di sopra di qualsiasi altra considerazione?
Se badiamo all’applicazione pratica di questo principio morale, ci accorgiamo che i centri d’accoglienza sono più accoglienti per le finanze dei gestori che per i migranti.
L’industria della carità variamente colorata, muovendosi in quella terra di nessuno costituita dalla miscela di cooperazione, volontariato e soldi pubblici, vuoi per l’accaduto, vuoi per il sospetto che l’accaduto sia solo la punta dell’iceberg, finisce di fatto per contraddire ogni principio morale.
In questo settore, e in generale nella questione dell’assistenza alla povertà, non è cosa secondaria la miscela economico buonista che rende del tutto naturale il semi monopolio della Caritas su scala nazionale.
Né gli aspetti contradditori del buonismo si fermano qui.
Che dire della gestione dei fondi europei all’Italia, stanziati per gratitudine pelosa più che per qualsiasi imperativo morale?
Si parla di mezzo milione di umani in attesa in Libia, cifra contestata da alcuni, ma che ha lo scopo di supportare l’idea tutta renziana di soluzione del problema, idea in cui emerge tutto il cinismo, coesistente con il senso degli “affari”, di mussoliniana, democristiana, berlusconiana, napolitana memoria.
Nella versione di comodo, per il volgo, si tratterebbe di distruggere i barconi prima che i migranti partano.
E quel mezzo milione che è lì senza mezzi, in balia dei trafficanti di uomini arabi ed europei?
Non viene detto, ma proprio per questo appare credibile l’ipotesi di un’”umanitaria” morte di stenti, sempre che non si prenda in considerazione l’uso dell’iprite.
Certamente ne beneficerà, con opportuni insediamenti “umanitari”, l’industria petrolifera italiana, e tanto basta, il sogno per cui si è speso per ultimo Napolitano arriva finalmente all’attuazione concreta.
Già, mezzo milione.
E le centinaia di milioni che non hanno ancora avuto la possibilità di mettere in cantiere l’idea della fuga?
Una versione “moderna” del reticolato Graziani, elettrificato (con opportune aperture per le merci), esteso a tutto il Nord Africa?
Il fatto che l’Italia assieme ai suoi alleati, sia una potenza neocoloniale che da sempre contribuisce attivamente alla legittimazione e al sostentamento dei peggiori regimi africani, sì, proprio quelli che si muovono con l’unico obiettivo di garantirsi ricchezze e potere per servire meglio la “civiltà” occidentale, a tutto discapito degli abitanti, non viene neppure sfiorato.
Eppure il problema è lì, è esattamente nella doppiezza di chi ha fatto tutto per rendere invivibile la situazione nazionale per milioni di uomini e finge d’averla a cuore e di risolverla con la carità cristiana un tanto al chilo, con l’aggiunta di qualche bomba.
E’ in questa situazione che si inserisce l’azione dei cattivi, quelli che “non ce ne sta più”.
Chiunque con un minimo di raziocinio è in grado di capire il messaggio, per fortuna sono minoranza quelli che ne hanno talmente poco da condividerlo.
Resta il fatto che la “verità” veicolata assolve al compito di creare le condizioni più favorevoli per l’incomprensione di ciò che si prepara, saldando obiettivamente le posizioni apparentemente contrapposte.
Mentre nel paese imperversa il razzismo strisciante implicito nel sistema, nei suoi progetti, nella sua struttura pubblicitaria definita “informazione”, e quello per nulla strisciante del sottoprodotto umano collocato convenzionalmente a destra, conviene, per chi ha interesse ad analizzare le situazioni nella sua essenza profonda, affrontare la questione scorporandola per un momento da valutazioni d’ordine morale.
E’ importante considerare l’emigrante come parte dello sterminato esercito delle vittime del capitalismo e affrontare la questione partendo da ciò.
La vita è un diritto, come lo è qualsiasi cosa necessaria a garantirla, come il lavoro, la libertà personale e d’espressione, l’autodeterminazione personale e collettiva.
L’assenza di ciò e la mancanza delle stesse basi materiali per la sopravvivenza nei paesi d’origine, è alla base del fenomeno emigrazione
Se tutte queste valutazioni sono vere, il diritto alla vita dei migranti passa attraverso la soluzione dei problemi che sono alla base dei flussi migratori.
Fa sorridere la determinazione renziana sull’intervento in Libia e l’opposizione di maniera verso la creatura occidentale chiamata ISIS.
La smania giustizialista si ferma ai barconi libici per ragioni commerciali, mentre il califfato non si tocca perché è funzionale al rafforzamento del ruolo, determinante per gli interessi occidentali, svolto da Israele, Arabia Saudita e la stessa Turchia, ad esempio.
Non è un segreto che il progetto ha preso vigore partendo dall’aggressione alla Siria, con l’intenzione d’indebolire la Russia e l’Iran suoi alleati, progetto per molti versi conseguente al fallimento dell’ingerenza occidentale ispiratrice delle primavere arabe.
Né l’analisi dell’area può fare a meno della visione della robusta mano occidentale responsabile della destabilizzazione della Libia, che aveva il grande torto di sviluppare una politica pan africana e per ciò stesso distrutta nella sua stessa integrità territoriale, esattamente com’è accaduto, per le stesse ragioni, all’Irak di Saddam Ussein.
Queste brevi considerazioni, suscettibili di essere estese a tutto il continente africano, stanno a dimostrare una cosa sola, cioè che l’unica politica atta a risolvere il problema dell’emigrazione, implica decisioni rispetto a queste questioni.
I baldi giovani dell’esercito professionale italiano devono giocarsi la vita con l’Isis, non con chi fa ombra alla rapina occidentale.
Ogni altra decisione è destinata, tra l’altro, ad aggravare l’emigrazione senza soluzione di continuità.
Se in Italia questa tesi contrasta col potere è un problema nostro che va risolto, il resto è solo distrazione di massa.
All’Inghilterra: “dovete restare in Europa!”
S’intende che, checché se ne dica, tutta questa fiducia verso l’Europa non c’è.
(Emigrazione)
Mentre nella località cara alla Germania nazista, gli emissari dei ladri internazionali mettono a punto i piani per il versamento del moltiplicatore della ricchezza, il sangue umano, in Italia si trascina il dibattito collaterale allo scopo.
La discussione sull’accoglienza dei migranti, tanto più puzzolente, per il sentore di ritorsione conseguente alla “scoperta” delle ricchezze accumulate su di essi, e i relativi rischi futuri per l’allegra gestione, si sviluppa con semplificazioni adatte a raggiungere i cervelli più incolti, in modo tale da nascondere l’assoluta vacuità degli “argomenti”.
Semplificando, immaginando l’Italia come un contenitore, quello che emerge è un banale “è pieno”, o “non è pieno”.
Il tutto riconduce la questione a due categorie artatamente costruite: i caritatevoli e i non caritatevoli.
In sostanza si pone l’attenzione su un puro e semplice piano morale, che esclude qualsiasi approfondimento razionale.
I caritatevoli, da qualcuno definiti anche buonisti, affrontano l’argomento su basi puramente umanitarie; salvarli, accoglierli, ospitarli e chiamare ai propri doveri umanitari l’Europa.
La cosa, ancorché inadeguata alla complessità del problema è assolutamente condivisibile, ma… è davvero questo l’impegno dominante, al di sopra di qualsiasi altra considerazione?
Se badiamo all’applicazione pratica di questo principio morale, ci accorgiamo che i centri d’accoglienza sono più accoglienti per le finanze dei gestori che per i migranti.
L’industria della carità variamente colorata, muovendosi in quella terra di nessuno costituita dalla miscela di cooperazione, volontariato e soldi pubblici, vuoi per l’accaduto, vuoi per il sospetto che l’accaduto sia solo la punta dell’iceberg, finisce di fatto per contraddire ogni principio morale.
In questo settore, e in generale nella questione dell’assistenza alla povertà, non è cosa secondaria la miscela economico buonista che rende del tutto naturale il semi monopolio della Caritas su scala nazionale.
Né gli aspetti contradditori del buonismo si fermano qui.
Che dire della gestione dei fondi europei all’Italia, stanziati per gratitudine pelosa più che per qualsiasi imperativo morale?
Si parla di mezzo milione di umani in attesa in Libia, cifra contestata da alcuni, ma che ha lo scopo di supportare l’idea tutta renziana di soluzione del problema, idea in cui emerge tutto il cinismo, coesistente con il senso degli “affari”, di mussoliniana, democristiana, berlusconiana, napolitana memoria.
Nella versione di comodo, per il volgo, si tratterebbe di distruggere i barconi prima che i migranti partano.
E quel mezzo milione che è lì senza mezzi, in balia dei trafficanti di uomini arabi ed europei?
Non viene detto, ma proprio per questo appare credibile l’ipotesi di un’”umanitaria” morte di stenti, sempre che non si prenda in considerazione l’uso dell’iprite.
Certamente ne beneficerà, con opportuni insediamenti “umanitari”, l’industria petrolifera italiana, e tanto basta, il sogno per cui si è speso per ultimo Napolitano arriva finalmente all’attuazione concreta.
Già, mezzo milione.
E le centinaia di milioni che non hanno ancora avuto la possibilità di mettere in cantiere l’idea della fuga?
Una versione “moderna” del reticolato Graziani, elettrificato (con opportune aperture per le merci), esteso a tutto il Nord Africa?
Il fatto che l’Italia assieme ai suoi alleati, sia una potenza neocoloniale che da sempre contribuisce attivamente alla legittimazione e al sostentamento dei peggiori regimi africani, sì, proprio quelli che si muovono con l’unico obiettivo di garantirsi ricchezze e potere per servire meglio la “civiltà” occidentale, a tutto discapito degli abitanti, non viene neppure sfiorato.
Eppure il problema è lì, è esattamente nella doppiezza di chi ha fatto tutto per rendere invivibile la situazione nazionale per milioni di uomini e finge d’averla a cuore e di risolverla con la carità cristiana un tanto al chilo, con l’aggiunta di qualche bomba.
E’ in questa situazione che si inserisce l’azione dei cattivi, quelli che “non ce ne sta più”.
Chiunque con un minimo di raziocinio è in grado di capire il messaggio, per fortuna sono minoranza quelli che ne hanno talmente poco da condividerlo.
Resta il fatto che la “verità” veicolata assolve al compito di creare le condizioni più favorevoli per l’incomprensione di ciò che si prepara, saldando obiettivamente le posizioni apparentemente contrapposte.
Mentre nel paese imperversa il razzismo strisciante implicito nel sistema, nei suoi progetti, nella sua struttura pubblicitaria definita “informazione”, e quello per nulla strisciante del sottoprodotto umano collocato convenzionalmente a destra, conviene, per chi ha interesse ad analizzare le situazioni nella sua essenza profonda, affrontare la questione scorporandola per un momento da valutazioni d’ordine morale.
E’ importante considerare l’emigrante come parte dello sterminato esercito delle vittime del capitalismo e affrontare la questione partendo da ciò.
La vita è un diritto, come lo è qualsiasi cosa necessaria a garantirla, come il lavoro, la libertà personale e d’espressione, l’autodeterminazione personale e collettiva.
L’assenza di ciò e la mancanza delle stesse basi materiali per la sopravvivenza nei paesi d’origine, è alla base del fenomeno emigrazione
Se tutte queste valutazioni sono vere, il diritto alla vita dei migranti passa attraverso la soluzione dei problemi che sono alla base dei flussi migratori.
Fa sorridere la determinazione renziana sull’intervento in Libia e l’opposizione di maniera verso la creatura occidentale chiamata ISIS.
La smania giustizialista si ferma ai barconi libici per ragioni commerciali, mentre il califfato non si tocca perché è funzionale al rafforzamento del ruolo, determinante per gli interessi occidentali, svolto da Israele, Arabia Saudita e la stessa Turchia, ad esempio.
Non è un segreto che il progetto ha preso vigore partendo dall’aggressione alla Siria, con l’intenzione d’indebolire la Russia e l’Iran suoi alleati, progetto per molti versi conseguente al fallimento dell’ingerenza occidentale ispiratrice delle primavere arabe.
Né l’analisi dell’area può fare a meno della visione della robusta mano occidentale responsabile della destabilizzazione della Libia, che aveva il grande torto di sviluppare una politica pan africana e per ciò stesso distrutta nella sua stessa integrità territoriale, esattamente com’è accaduto, per le stesse ragioni, all’Irak di Saddam Ussein.
Queste brevi considerazioni, suscettibili di essere estese a tutto il continente africano, stanno a dimostrare una cosa sola, cioè che l’unica politica atta a risolvere il problema dell’emigrazione, implica decisioni rispetto a queste questioni.
I baldi giovani dell’esercito professionale italiano devono giocarsi la vita con l’Isis, non con chi fa ombra alla rapina occidentale.
Ogni altra decisione è destinata, tra l’altro, ad aggravare l’emigrazione senza soluzione di continuità.
Se in Italia questa tesi contrasta col potere è un problema nostro che va risolto, il resto è solo distrazione di massa.
OBAMA DAL NIDO DELL’AQUILA
All’Inghilterra: “dovete restare in Europa!”
S’intende che, checché se ne dica, tutta questa fiducia verso l’Europa non c’è.
Hai visto mai che la Merkel decida di fare una politica europea.
Alla Grecia: “dovete fare le riforme!”
Nulla deve disturbare il progetto imperiale.
Nulla deve disturbare il progetto imperiale.
All’Italia: “azzurro, il pomeriggio è tanto az…”
Sentiva l’esigenza d’una leccatina alla mano.
Sentiva l’esigenza d’una leccatina alla mano.
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