"SONO COMMOSSO" di G Angelo Billia
Ieri Tsipras ha detto che l’accordo non va bene, ma, forse per la mia proverbiale incapacità di capire, nulla ha rivelato sull’alternativa che ha in serbo.
Quindi, l’elettore greco voterà senza sapere cosa l’aspetta, se dirà no.
Francamente è difficile immaginare un referendum meno democratico.
Juncker, oggi, fa il suo appello al voto a reti unificate.
Inanella una falsificazione dopo l’altra nella migliore tradizione del lessico montiano a cui siamo avvezzi.
Sappiate che, nell’accordo non sottoscritto, non è previsto né la riduzione degli stipendi, né quella delle pensioni.
Addirittura rivela una troica rivoluzionaria che vuole tassare anche gli armatori!
Da un lato la voce di chi, per le molte contraddizioni interne, non può esprimere fino in fondo un orientamento filo capitalistico europeo, peraltro reso esplicito nei dieci punti programmatici di Tsipras, e per questo affida al referendum il compito di firmare senza perdere la faccia, dall’altro i contabili europei che rivestono di immaginifici obiettivi, la dura realtà di un mondo finanziario che conosce solo la ricchezza pagata dalle masse e difesa a prescindere dai costi umani che ciò comporta.
Difficile non vedere, in Grecia, in scala maggiore rispetto all’Italia, e per questo ancor più drammatica, la macelleria sociale che si nasconde dietro le decisioni del comitato d’affari della borghesia chiamato Europa.
Essere al fianco del martoriato popolo greco, oggi, vuol dire avere la forza di rigettare qualsiasi ipotesi di composizione del contenzioso economico, partorita nell’ambito dell’accettazione delle regole ragionieristiche dei predoni dell’Europa.
Nessuna illusione, questo è il volto del capitalismo e chi immagina ce ne sia uno migliore, consapevolmente o no è al suo servizio.
Ieri Tsipras ha detto che l’accordo non va bene, ma, forse per la mia proverbiale incapacità di capire, nulla ha rivelato sull’alternativa che ha in serbo.
Quindi, l’elettore greco voterà senza sapere cosa l’aspetta, se dirà no.
Francamente è difficile immaginare un referendum meno democratico.
Juncker, oggi, fa il suo appello al voto a reti unificate.
Inanella una falsificazione dopo l’altra nella migliore tradizione del lessico montiano a cui siamo avvezzi.
Sappiate che, nell’accordo non sottoscritto, non è previsto né la riduzione degli stipendi, né quella delle pensioni.
Addirittura rivela una troica rivoluzionaria che vuole tassare anche gli armatori!
Da un lato la voce di chi, per le molte contraddizioni interne, non può esprimere fino in fondo un orientamento filo capitalistico europeo, peraltro reso esplicito nei dieci punti programmatici di Tsipras, e per questo affida al referendum il compito di firmare senza perdere la faccia, dall’altro i contabili europei che rivestono di immaginifici obiettivi, la dura realtà di un mondo finanziario che conosce solo la ricchezza pagata dalle masse e difesa a prescindere dai costi umani che ciò comporta.
Difficile non vedere, in Grecia, in scala maggiore rispetto all’Italia, e per questo ancor più drammatica, la macelleria sociale che si nasconde dietro le decisioni del comitato d’affari della borghesia chiamato Europa.
Essere al fianco del martoriato popolo greco, oggi, vuol dire avere la forza di rigettare qualsiasi ipotesi di composizione del contenzioso economico, partorita nell’ambito dell’accettazione delle regole ragionieristiche dei predoni dell’Europa.
Nessuna illusione, questo è il volto del capitalismo e chi immagina ce ne sia uno migliore, consapevolmente o no è al suo servizio.
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