martedì 26 marzo 2013

Il borghese ha ucciso il linguaggio dell'arte

Il Romanticismo è stato di fatto l'espressione artistica attraverso la quale il capitalismo europeo ha imposto il suo dominio sulla terra, le arti e le scienze sono state di fatto il nucleo che di fatto ha sostituito la religione tradizionale nella "civiltà borghese".
Musei e gallerie sono diventati i luoghi di culto della gente colta, luoghi dove si fonde il prestigio tradizionale e il potere finanziario.
Luoghi di culto di una cultura borghese minoritaria in espansione, di fatto meritocratica, niente di egualitario e neanche di democratico davanti al culto dell'arte che la nega in quanto linguaggio, in altre parole la stessa civiltà borghese era destinata a lavorare per distruggere il linguaggio che sosteneva.
Oggi l'arte si sviluppa in un ambito sociale "tecnoindustriale", tra continue informazioni e produzioni culturali, svincolata da parametri di buono o cattivo, vero, bello e valori di contenuto.
Difficile controllare immagini, suoni e parole, il linguaggio dell'arte è diventato incontrollabile nel cyberspazio e i suoi uomini d'ordine governano il caos forti dell'uso strumentale e fazioso dei media classici.


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