giovedì 14 marzo 2013
"L'URLO" non era un urlo
“Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo…Mi fermai e guardai al di là del fiordo, il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.”
Sinceramente questa spiegazione, data a posteriori dall’autore, non mi convince.
In primis non mi convince il titolo – L’urlo – che sembra essere il tema del dipinto; ma, se così fosse, perché Munch dipinge un primo piano che, in realtà è un (cosiddetto) piano americano, perdipiù tralsato verso il basso, così tanto da fargli perdere il ruolo di protagonista?
Non è la mia sola perplessità; la figura umana, ritratta in atteggiamento scomposto, disarticolato, sembra in preda a convulsioni, colpita da un profondo dolore. In tali condizioni l’urlo verrebbe soffocato in gola divenendo un semplice gemito, un singulto.
Osservando, invece, le linee di forza del dipinto, è inevitabile che lo sguardo venga catturato da una prospettiva inusuale, ma così carica - nel segno – da spostare l’azione all’altezza del punto di fuga geometrico, laddove, come tutti sanno, passa la linea d’orizzonte della visuale prospettica; la stessa altezza degli occhi dell’osservatore.
E proprio qui, finalmente, troviamo il protagonista vero dell’opera: Là dove scorre la linea di separazione tra un cielo che annuncia tempesta ed un mare scuro, carico di presagi nefandi, galleggiano (ancora per poco) piccole imbarcazioni, inadatte ad affrontare il cataclisma che sta per travolgerle.
Le imbarcazioni simboleggiano l’artista stesso, annichilito da due consecutive disgrazie: le morti per tubercolosi della madre, prima e della sorella, poi; eventi drammatici che, come ben sappiamo, lasciarono profondi solchi nella psiche del giovane Edvard, tanto da ingenerare uno stato di depressione e ripetute crisi d’angoscia che accompagnarono Munch per tutta la vita.
Giorgio Saba
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento