venerdì 30 agosto 2013

VIRAL ART Manuale per distruggere il futuro.

VIRAL ART
Manuale per distruggere il futuro. 

di Alessandro De Vita


www.alessandrodevita.com


Cominciamo da una cosa molto semplice. L’intelligenza non è virale. La bellezza superiore a cui aspira il vero artista, ammesso che questo “vero artista” esista ancora, non è una cosa comprensibile in modo così immediato. Non può essere cliccata milioni di volte al giorno come il culo della nuova vedette di turno, intenta a farsi ginecologizzare dagli spettatori/guardoni del nuovo millennio. Non può essere scaricata centinaia di volte al secondo come un app di uccelli che vanno contro i muri. È il frutto amaro e doloroso di una grande disastrosa passione, di una inimmaginabile attesa, l’opera d’arte. Non è una cosa che mette a proprio agio, mentre sul divano di casa nostra, siamo comodamente intontiti dalle nuove imbarazzanti proposte del sistema internazionale dell’idiozia pianificata. Immaginate un attimo la prima volta che Picasso dipinse una donna con gli occhi fuori posto, la bocca di sbieco e dei colori improbabili come sfondo. Pensate se l’avesse mostrata al primo passante sotto casa. Cosa sarebbe accaduto? Un grande gigantesco punto interrogativo si sarebbe disegnato sulla faccia del povero malcapitato. Successivamente avrebbe fatto notare al grande genio, che una donna ha gli occhi messi in un altro modo e la bocca anche. E poi che colori usa? No, quella roba non sarebbe stata affatto VIRALE. Ora invece immaginate i quadri di Modigliani, senz’occhi. Con quelle due ferite nel viso chi volete che lo avrebbe mai voluto appendere in casa propria? Troppa paura, troppa angoscia, troppo disagio, troppa POESIA. Sforzatevi ora di pensare ad una notte stellata di Van Gogh. Tutti quegli astri impazziti e pulsanti che gridano. Tutto quel colore steso in modo così violento e disperato. Poteva essere certamente barattato per un piatto di lenticchie, quello sì, ma non di più. Non era di certo VIRALE. Prendiamo qualcosa di più vicino a noi, ad esempio, Derek Jarman. Chi??? Derek Jarman, regista e video artista inglese, morto di AIDS il 19 febbraio del 1994. In un suo libro “The Last of England” spiega come per produrre 8 dei suoi film si siano spesi i soldi necessari per produrre un solo film del “Main Stream” inglese. Film spesso non necessari che non lasciavano nemmeno un vago ricordo di sé, eppure estremamente VIRALI. Per quei film si instillava un bisogno artificiale, indotto dal marketing e da strategie di comunicazione di massa oramai note a tutti e che tutt’ora fanno il loro bel lavoro. Per i lavori di Derek Jarman, ad oggi terribilmente misconosciuti, ma molto apprezzati dalla critica e dai cineasti di tutto il mondo, non c’è stata alcuna viralizzazione. Non ancora. L’arte, quella che strappa via di dosso tutto, che ti getta in un abisso di bellezza e disperazione, è concepita solo per essere goduta nel futuro remoto. Nel presente è spesso presa per altro o messa da parte. Avreste mai immaginato che un orinatoio messo al contrario avrebbe fatto il giro del mondo? Eppure è accaduto. Ma c’è voluto il suo tempo. Purtroppo oggi, si sta delineando un fenomeno estremamente preoccupante. L’arte deve essere VIRALE e per farlo si stanno applicando principi, prima utilizzati per altri tipi di prodotti, attuando una traslazione, dagli effetti disastrosi. Si abbassa continuamente il livello del lavoro per poterlo piazzare su mercati sempre più ampi, come se si trattasse semplicemente di un altro “prodotto” da vendere dimenticando che l’Arte non è fatta per questo tipo di operazioni. Non a caso si assiste a fenomeni virali senza né capo né coda, con i quali furbi affaristi del settore fanno soldi a palate, fottendosene altamente del grave stato in cui gettano il livello generale del lavoro. In questo contesto non mi dilungherò molto a delineare l’idea che i “producers” hanno dei loro fruitori. Spesso la loro visione si può sintetizzare in poche semplici parole. SIETE DEGLI IDIOTI. È incredibilmente facile e dagli ovvi esiti tappezzare Milano di finti bambini impiccati agli alberi per ottenere un risultato ad effetto domino sull’opinione pubblica. Maurizio Cattelan in USA è stato definito “uno degli artisti contemporanei più influenti”. Infatti è così. Ma sapete il signor Cattelan cosa faceva prima? Lavorava in pubblicità. È evidente che il suo successo è dovuto innegabilmente al suo grande talento ma anche ad una grande strategia di comunicazione. Questo di Cattelan è uno dei pochi casi in cui Arte e Virale si incontrano in un felice accoppiamento. Su un muro da qualche parte ho letto questa frase “STOP MAKING STUPID PEOPLE FAMOUS”. Sarebbe davvero magnifico che accadesse.


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