Correva l'anno 2012, il sistema dell'arte in Italia figlio della rivoluzione industriale non esisteva più.
La nazione era in ostaggio del libero mercato ed anche il tentativo dello sterile politicismo bipolare fondato sull'espulsione di qualsiasi politica comunista e comunitaria al servizio del bene pubblico si era rivelato inutile.
L'Italia era in ostaggio del privato.
Lo era la pubblica istruzione artistica, con i suoi anziani Maestri ed i loro giovani portaborse costretti a cercare sponsor per fare nascere altri giovani artisti incapaci di mettere al servizio della propria terra e della propria comunità il proprio talento, non potevano esistere senza un mecenate in grado di distinguere tra loro ed altri artisti figli del pensiero unico.
Chiudevano i Musei d'arte contemporanea nati per interessi privati sotto l'etichetta di pubblico, privati che vedevano incrementati i propri introiti esponendo le loro opere e vedendone crescere il ricavato salvo ritirarle quando il denaro pubblico scarseggia per personale e lo spazio pubblico diventa sciatto, a quel punto meglio il proprio salotto in villa o la propria azienda.
Qualche Direttore in accordo privato con qualche misero ed affamato artista in cerca di fama bruciava opere prive di valore per accordi privati che in fondo miravano ad ottenere solo fondi pubblici che non esistevano più.
La stessa Biennale di Venezia ed il Padiglione Italia non esistevano più dopo che Sgarbi l'aveva consegnata al pubblico della Accademie privatizzate, baronali e politicizzate dai partiti, dove dal dopoguerra ad oggi senza un partito di sostegno che promuoveva artisti futuri Maestri saccheggiando il pubblico l'accesso era vietato ad i liberi ricercatori dell'arte.
Non sembrava esserci speranza alcuna, ignari di tutto erano gli artisti che continuavano a cercare privati a cui affidarsi per rendere sostenibile il loro inutile e futile lavoro....
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