lunedì 27 ottobre 2014

"Migliore o chi per esso" di G Angelo Billia

MIGLIORE O CHI PER ESSO

Non ho la caratura e, per essere sinceri, neanche la volontà di cimentarmi in un’analisi psicologica, per spiegare le mille anime “migliori” della sinistra.
Dirò solo che la base teorica sottintesa, sta tutta nell’assioma secondo il quale non è tutto bianco e nero. 

Quindi la spiegazione starebbe nelle “assennate” sfumature di grigio, cioè nella capacità “dialettica” di confezionare la miscela.
Mi si perdoni, allora, se uso l’accetta, ma credo che questa base teorica sia un’invenzione utile per giustificare tutte le azioni peggiori, dal salto della quaglia, alla condivisione “ragionevole” di autentiche porcate politico amministrative.
D’altro canto, è grazie a questa visione del mondo che tanti “ominicchi” pontificano sullo scibile umano beandosi di sé stessi.
Basterebbe, per smontare il castello di balle, darsi un’occhiata intorno, leggendo ciò che accade, smettendo per una volta la veste d’agnello sacrificale, che la maggior parte di noi ha congenitamente cucita addosso.
Dirò che, guardando a sinistra, e non da oggi, vedo un popolo spesso confuso, attanagliato dalla contraddizione del sentimento, realisticamente in bianco e nero, e dal perbenismo di chi è “collocato” o in cerca di “collocazione”.
Sì, in un mondo in cui la ragionevolezza, in quanto cavallo di Troia della cultura della classe dominante, serve solo a garantire potere e ricchezza a pochi e condizione servile per la grande maggioranza, quando viene usata a sinistra per giustificare le compromissioni col nemico di classe, ha sempre una valenza abietta.
Questa constatazione pone davanti agli occhi uno dei fenomeni più apparentemente inspiegabili, cioè l’auto affidamento acritico della sinistra, ad una pletora di personaggi ambigui, buoni per tutte le stagioni, i quali, vuoi per questa loro caratteristica, vuoi per l’aggiunta del caso, hanno raggiunto un certo livello di notorietà.
Sono personaggi sempre in cerca di collocazione, disponibili, alla bisogna, al ragionamento in bianco e nero, ma sempre pronti a giustificare “ideologicamente” qualsiasi scelleratezza, purché premiante la loro augusta persona. 

Non hanno molte pretese, (a parte quando si montano la testa, pensando magari di vincere le primarie), anzi, sono di bocca buona, gli basta gravitare attorno al potere, anche se mini, magari con incarichi onorari, con la presenza in una giunta comunale o un ente di secondo grado, oppure una pacca sulla spalla, o l’aver dismesso la tuta da lavoro in cambio di uno status sociale più “elevato”, meglio ancora se c’è qualche intervista televisiva che enfatizzi il “successo” personale.
Ci sono mille modi di vendere sé stessi e certamente quello della prostituta è uno dei più onesti, almeno non finge di fare altro e rischia di persona. 

Non così a sinistra, dove la prostituzione ha sempre una sgradevole sfumatura di grigio.


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