sabato 11 ottobre 2014

ROBA DA “LA STAMPA” di G Angelo Billia.

ROBA DA “LA STAMPA” di G Angelo Billia.

Cantore dalla penna forbita, capace di inanellare simpatiche amenità col piglio serioso del maturo signore per bene, attento! 

Devi stare più attento.
Lo so, l’analfabetismo imperante fa sì che le gesta della tua penna raccolgano consensi anche a sinistra e questo è sicuramente, per te, un fatto rassicurante.
Sai, te lo confesso, anch’io gradisco, dal punto di vista tecnico il tuo eloquio, ma assisto sempre stranito al coro delle persone per bene che ti omaggiano.
Anch’io sono d’origine piemontese e ho ben presente il codazzo sempliciotto, di persone per bene, che si forma in attesa di omaggiare il don che attraversa la piazza.

 Già da bambino mi dava l’idea di un arrembaggio alla “luce riflessa”. 
Per carità, nella vita da adulto l’ho visto spesso su scala industriale e non solo col sacerdote.
Devo dire che l’accodamento di “massa” alle tue amenità, lo vedo esattamente allo stesso modo: è bravo e se lo apprezzo sono bravo anch’io”. 
E’ un po’ come quando sale alla ribalta una ragazza ritenuta bella, tutti lo dicono, anche quelli che hanno serie riserve su quella qualità e per la semplice ragione che si sentirebbero meno maschi degli altri negandolo.
Pongo termine alle mie amenità per venire al dunque. 

Attento, perché le stupidaggini non vengono sminuite dal fatto che sei tu a scriverle. 
L’hai scritto con il garbo tuo proprio, ma sostenere che il lavoro è stato inventato per distribuire la ricchezza, può giusto scriverlo il figlio di Renzi alle elementari.
Capisci Massimo, basta un passo falso per rovinare una scena.



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