domenica 17 febbraio 2013

L'artista? Serve!

L'originalità del linguaggio artistico si discosta dai criteri di riferimento con cui di solito è giudicata, l'arte è per stato non oggettiva e deve essere distante dal mondo della realtà (nella idea dominante contemporanea), difficilissimo quindi dare di essa un giudizio immediato, l'imprevedibile direzione ed evoluzione del gusto formerà nell'immaginario collettivo il genio senza che il genio abbia merito alcuno se non quello della persistenza e impertinenza del genio.
L'artista ricercatore di altri linguaggi, o colui che si ritiene tale, vive per beneficio degli snob radical, per i quali il non conforme è sempre e comunque arte.
L'accoppiamento promiscuo tra lo snob e l'anticonformista crea il sistema commerciale e il successo sociale, che per nostra fortuna è temporaneo, questo colloca l'artista nella scala consumatrice gerarchica, un prodotto e una notizia più consumata o cliccata di altre nell'epoca del web 2.0.
La storia del linguaggio delle arti dimostra che l'innovatore è sempre volutamente e deliberatamente incompreso dai suoi contemporanei, questo perché sovente è così paranoico (penso a esperienze come la mia) da non cercare e apprezzare successo sociale e sano narcisismo; la gratificazione è nell'immaginazione e nel percorso processuale dell'opera.
Comunque sia l'artista serve, come non mai in società come questa della noia e della miseria, l'uomo nuragico aveva la cultura della materia e della pietra che idealmente l'univa al cosmo, oggi non si ha più la cultura di gesti automatici a volte eseguiti tramite macchine media, insomma l'arte è la strada per ritrovare il cosmo e evadere dalla prigione sociale, un poco di aria fresca, avvelenata da gas di scarico quando proposta da gallerie-galere o curatori-critici che fanno da filtro, questo chiamano cultura artistica gli addetti ai lavori.



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