L'educazione alla pratica dei linguaggi
dell'arte deve esigere l'ammissione che non esistono certezze formali assolute.
Le certezze formali nell'arte sono sempre
temporanee, sono dei fotogrammi della nostra evoluzione linguistica e simbolica
che non possono restare immobili, fosse così, leggeremo quotidiani in lingua latina.
I linguaggi dell’arte devono continuamente
riscoprirsi per abbandonarli e arricchirli quando se ne scopre l’operatività.
Questo favorirebbe l’individualità a vantaggio
del collettivo e di forme in movimento senza uni-forme.
Solo questa educazione ai linguaggi dell’arte
può renderci tolleranti, l’intolleranza è dovuta all’ignoranza, alla
sottomissione, a istinti primitivi elevati a rango di etica indiscutibile.
Basta con le monoculture dai solchi tracciati,
dove non si mischiano grano e prezzemolo, basta con trattori e betoniere che
fissano lo spazio interno.
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